Scadenze e adempimenti normativi su Prevenzione della Corruzione e Trasparenza: ecco come e quando
5 Ottobre 2021Aziende italiane impreparate agli attacchi hacker. E la Pubblica amministrazione? Acta e Dasein presentano il webinar “Cyber Security e Transizione digitale”
5 Novembre 2021Si è fatto un gran parlare di scarsa qualità dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione italiana rispetto agli altri Paesi europei. Sembrerebbe anzi non esserci scampo secondo gli studi della Cgia che si riferiscono all’indagine campionaria che periodicamente viene realizzata dalla Commissione europea nei 27 paesi dell’Unione: l’utenza italiana esprime il gradimento più basso.
Bisognerebbe forse essere più cauti nell’esprimere un giudizio. Non va dimenticato che veniamo da un decennio di crisi socio-economiche, e per ultimo pandemiche, che hanno pesato fortemente sui bilanci e di conseguenza sugli investimenti nei dipendenti pubblici, vera colonna portante della Pubblica Amministrazione.
In tal senso la pandemia sta rappresentando una rinnovata opportunità di cambiamento grazie alle ingenti risorse stanziate dall’Ue (ecco dove la R di “resilienza” di Pnrr trae la sua ragion d’essere). Il messaggio è stato recepito dal governo italiano, che punta a una nuova e moderna Pubblica Amministrazione fondata sulla valorizzazione delle persone, attraverso percorsi di formazione professionale e la definizione di un piano delle competenze su cui costruire la programmazione delle assunzioni. Il Dipartimento della Funzione Pubblica in linea con le disposizioni del Governo intende incrementare, attraverso l’attuazione e lo sviluppo del progetto «Riformare la Pa», la formazione e la crescita delle competenze dei lavoratori del pubblico impiego puntando a superare l’attuale investimento minimo, 48 euro all’anno a dipendente. Gli ultimi interventi del legislatore hanno puntato a potenziare gli ingressi nella Pa acquisendo nuove giovani risorse valutate sul percorso di studi e sulle loro competenze. Ma questo non cancella l’esigenza di valorizzare le risorse umane già in campo, che hanno patito le conseguenze dei tagli alle possibilità di aggiornamento e formazione introdotti con la crisi del debito sovrano. In questa direzione va anche il Protocollo d’intesa siglato il 7 ottobre tra la Ministra dell’Università e della Ricerca Messa e il Ministro Brunetta per favorire l’iscrizione dei dipendenti pubblici a corsi di laurea, anche magistrali, e valorizzare le esperienze di dottorato nelle amministrazioni.
A tal proposito il Pnrr investe 139 milioni nella formazione individuale dei dipendenti pubblici. Articolando la spesa lungo tre dimensioni: finanziamento dell’offerta, attraverso la messa a disposizione di opportunità formative digitali e non, lungo gli assi strategici di riforma, per tutta la Pa; finanziamento della domanda dei singoli enti; finanziamento della domanda individuale attraverso logica di voucher formativi.
I voucher per i dipendenti rappresenteranno lo strumento principale per la formazione finanziata direttamente dai fondi del Pnrr. A questi buoni saranno destinati 125 dei 139 milioni della linea di intervento, che renderanno possibili per esempio buoni da 500 euro per 250 mila dipendenti.
Altri 10 milioni andranno ad almeno 100 Massive Online Open Courses (Mooc) sulle nuove competenze. Un approccio innovativo e scalabile che consente di raggiungere un’ampia platea di beneficiari. La scelta degli ambiti di competenza su cui investire è legata alle priorità del Pnrr (transizione digitale, transizione green, transizione amministrativa) e alle competenze manageriali tecniche.
Il Pnrr investe sulla dirigenza pubblica attraverso lo sviluppo di quadri interpretativi e schemi di intervento comuni e la condivisione di casi di successo e scambi di esperienze. Con una dote di 4 milioni vengono costituite 20 Comunità di Pratica, ciascuna pensata per ampi gruppi di 100-150 dirigenti provenienti da amministrazioni diverse, ma appartenenti alla stessa filiera di policy per accompagnare il Pnrr. Inoltre alle risorse del Pnrr si possono aggiungere 4-500 milioni di fondi strutturali UE della programmazione.
A più ampio respiro temporale (il cronoprogramma prevede infatti come data di conclusione il primo semestre del 2026) vi è un’altra linea di investimenti, denominata «Sviluppo delle capacità nella pianificazione, organizzazione e formazione strategica della forza lavoro». Vale 350,9 milioni di euro e finanzia progetti di cambiamento organizzativo promossi dagli enti locali – protagonisti di questa misura, in quanto tra gli enti con i budget meno capienti in punto di innovazione organizzativa – che siano in grado di combinare lo sviluppo di competenze dei dipendenti con l’innovazione organizzativa e tecnologica, al fine di migliorare la capacità dell’ente di rispondere ai bisogni dei cittadini.
di Guglielmo Mistruzzi, Dasein